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Il rapporto tra cane e bambino
Il bambino ama istintivamente il cane e per questo sogna di poter
dividere la propria vita con il *migliore amico* dell’uomo: e se le
cose cambiano, può essere la conseguenza di un trauma o di un
atteggiamento errato instaurato da parte dei genitori.
Questo
binomio cane – bambino può diventare formidabile, educativo e
sicuramente molto più istruttivo di tanti giochi che in realtà non
hanno proprio nulla del fascino di una zampata sul petto, di un ciuffo
di peli a terra o di una bella leccata in viso. Affiancare la vita di
un bambino a quella di un cane la renderà senz’altro più divertente e
brillante, renderà vivo il suo spirito e gli permetterà di sviluppare e
concepire una serie di valori che purtroppo, oggi, vanno ormai
scomparendo, come l’umanità e l’umiltà. Un cane può essere un compagno
di giochi e di avventure incredibili, può essere un ottimo insegnante
di vita, può insegnare al bambino che un essere vivente è diverso da un
peluche e che necessita del suo rispetto, può perfino insegnargli i
primi rudimenti del dolore, il significato del distacco definitivo una
volta che se ne sarà andato sul Ponte dell’Arcobaleno.
Eppure,
nonostante tutto questo, ci sono ancora genitori che tendono a
riversare sui figli le proprie paure, le proprie fobie, non capendo
invece che il loro atteggiamento positivo è importante ai fini del
corretto sviluppo del bambino.
Un bambino che teme i cani non
avrà un buon rapporto con la natura e questo disturberà il suo
carattere; per questo è fondamentale capire che un approccio sbagliato
che parte dal genitore, nei confronti dell’animale, andrà senza dubbio
ad influire negativamente sulla visione del bambino, che imiterà di
conseguenza l’atteggiamento dell’adulto, spesso violento. Quindi, se
esiste una reale paura o aggressività verso i cani, il motivo va sempre
ricercato in un errore educativo dei genitori, sia esso dipenda da
un’esperienza traumatica o sia dipenda da un’innata diffidenza nei loro
confronti. E’ comprensibile che la paura possa avere una motivazione
personale, come una brutta esperienza precedente, ma è essenziale
spiegare al piccolo che non è assoluta. Basta educare se stessi ed il
bambino ad una corretta convivenza con il quattro zampe.
A tal
proposito sarebbe interessante vedere l’argomento sotto due aspetti
diversi, quello puramente etologico e quello invece più vicino a noi.
Partendo
dal primo, è giusto dire che tutto dipende dal modo in cui il cane vede
il bambino. Sicuramente la reazione di un cane di famiglia o che è
stato ben improntato alla convivenza con i bambini sarà assai diversa
da quella di un cane estraneo o randagio, che non considera il bimbo
membro del suo branco e che non sarà legato da alcun rapporto di
affetto o di amicizia. Diciamo poi che il cane è in grado di
riconoscere nel bambino un essere umano, e quindi un conspecifico, solo
quando si tratta di bambini dai 9-10 anni in su…..a meno che non sia
stato socializzato anche con quest’ultimi. Finchè il cane è cucciolo
vedrà il bimbo com un altro cucciolo e quindi non sussisterà alcun
problema, saranno *fratelli* di gioco. Al contrario, se il cane sarà
adulto molto dipende dal sesso: se il cane è maschio percepirà il
bambino come un *cucciolo – figlio*, proprio perché i maschi adulti
sono portati a credere che tutti i cuccioli siano figli loro (sempre se
l’imprinting ha compreso anche i bambini). Se invece il cane è femmina
potrà individuare nel bambino il cucciolo di un’altra femmina, se la
padrona viene vista come membro alfa, come capobranco. Se infatti la
padrona viene vista come superiore gerarchica la cagna non si sentirà
autorizzata a prender parte nei confronti dei *cuccioli altrui*; se
invece la padrone viene vista come inferiore gerarchica nel branco
potrebbe diventare anche aggressiva verso i cuccioli estranei. E
ipotesi mai ancora analizzata, se il cane non ha avuto alcun imprinting
sul bambino potrà vederlo come *oggetto misterioso*, un oggetto che
verrà valutato a seconda del suo comportamento. Se strilla, fa gesti
sconclusionati e vistosi, tira la coda o fa altri dispetti potrà essere
visto che un essere se possibile da evitare, mentre se scappa via
correndo potrà suscitare nel cane il suo istinto predatorio,
inducendolo ad attaccarlo come fosse una preda, rincorrendolo e perché
no, mordendolo.
Dopo aver chiarito questo concetto, diventa
evidente l’importanza di una buona socializzazione di qualsiasi cane
nei rapporti con i bambini e di una buona educazione di quest’ultimi,
che devono imparare a rapportarsi in maniera corretta con i cani.
Passando
al secondo aspetto, quello più vicino a noi, è importante educare
principalmente il genitore nel giusto rapporto tra cane e bambino,
affinchè si trovi il perfetto equilibrio.
E’ di vitale
importanza sapere che non bisogna mai gridare e né fare gesti bruschi
se il bambino accenna spontaneamente a voler andare verso un cane
sconosciuto: questo atteggiamento potrebbe infatti spaventare sia il
bambino che l’animale inducendo quest’ultimo a credere che il bimbo sia
un pericolo per lui. Mai riferirsi al bambino con frasi del tipo *non
lo toccare che ti morde….non lo toccare che ha le pulci…* perché oltre
a non essere vere (il cane non morde mai senza preavviso e la pulce,
finchè c’è il cane nelle vicinanze, preferisce stare su di esso perché
il sangue dell’uomo è meno appetibile) aumenterebbero la paura del
bambino verso il cane, inibendolo.
Insegnare al bambino a non
correre e strillare in presenza di un cane sconosciuto, spiegandogli
che così stimolerebbe nell’animale l’autodifesa e l’istinto alla
predazione. Spiegare il modo corretto di come avvicinarsi ad un cane,
gradulamente, lentamente, chiamandolo, porgendo una mano verso di lui e
tutte le relative motivazioni di questi gesti. Mai raccontare favole
che abbiano come protagonista *il lupo nero, il lupo cattivo* ma anzi,
ribadire che il lupo cattivo è un personaggio puramente fantastico e
che non mangia nessuno. Fargli vedere documentari, film e videocassette
che ritraggano il cane come personaggio positivo, far giocare il bimbo
con animali di peluche. E’ essenziale istruire il bambino sui relativi
*segnali* di preavviso di aggressività, come pelo ritto, ringhio,
orecchie indietro e convincerlo che quello è il suo modo per dire che
vuole essere lasciato in pace e che quindi va rispettato. Non
costringere mai il bambino ad avvicinarsi ad un cane se lui non lo
vuole ma al contrario, fare il primo passo e dare il buon esempio,
carezzando l’animale in tutta tranquillità, dimostrandogli così che non
vi è alcun pericolo.
Se si conoscono i motivi di un precedente
shock bisogna spiegarli e renderli comprensibili agli occhi del bambino
perché se lui si convincerà da solo, o per sentito dire dagli adulti,
che tutti i cani sono pericolosi o pazzi allora i suoi timori saranno
giustificati; se invece riuscirà a capire che il cane ha reagito per
colpa di un suo errore, come ad esempio l’aver messo la mano nella
ciotola, allora il bambino farà tesoro dell’esperienza e capirà che non
c’è nulla di pericoloso o disumano.
Se gran parte dei genitori
potesse far tesoro di questi piccoli e pratici consigli ci sarebbero
molti più bambini felici al mondo.
A dispetto di tutto e
cambiando completamente direzione, troviamo chi invece vorrebbe che il
cane diventasse un vero e proprio baby-sitter per il suo cucciolo a due
zampe. Riguardo alla possibilità che il cane in qualche modo venga
visto come sostituto di un adulto, c’è molto da dire: pensare infatti
che al cane possa essere delegata tutta la funzione di socializzazione
del bambino e pensare che il cane possa svolgere il ruolo di coperta
calda nei momenti in cui il bimbo ha bisogno è davvero assurdo e
sarebbe del resto un errore madornale. Come abbiamo visto sopra, il
cane può fare tante cose ma non questo, non può, non deve.
Il
primo a prendersi cura del corretto sviluppo emotivo, mentale e fisico
del pargolo deve essere sempre e comunque un adulto, apprensivo o
diffidente che sia, l’importante è agire nell’interesse del bambino
mettendo da parte le proprie paure ed angosce.
a cura di Claudia Valentini