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ATTINIARI
Comprende polipi solitari,con corpo tipicamente cilindrico e tentacoli
fortemente urticanti disposti intorno all'ampia apertura boccale e
generalmente in numero multiplo di 6: l'estremità aborale (opposta alla
bocca) si allarga in un disco adesivo con cui l'animale si fissa al
substrato. Si tratta di organismi solo parzialmente sessili, in quanto
capaci di muoversi, sia pur lentamente, strisciando sul fondo col disco
pedale e utilizzando i tentacoli per aggrapparsi: in tal modo le
attinie riescono a spostarsi nei punti a loro favorevoli per ciò che
riguarda luminosità e correnti, le specie poi, che vivono in superficie
riescono a seguire le variazioni di livello dovute alle maree. Gli
attiniari si nutrono in natura di pesci e crostacei, spesso di grosse
dimensioni se rapportate a quelle del celenterato, e catturano le loro
prede con i micidiali tentacoli adesivi e urticanti, la cui funzione è
triplice: stordire la preda, immobilizzarla e portarla alla bocca, la
cui fenditura può espandersi enormemente per ingerire il cibo in
arrivo. Altre volte la preda è talmente grossa che l'attinia, una volta
ingeritala, ne assume la forma: la digestione è comunque molto rapida,
la maggior parte degli attiniari può tuttavia resistere a lungo senza
cibarsi, anche se ciò provoca alla lunga una graduale diminuzione delle
dimensioni corporee. Anche in condizioni di perfetta salute le attinie
sono in grado di variare a piacere le proprie dimensioni: generalmente
reagiscono a condizioni ambientali sfavorevoli espellendo l'acqua
interna ed afflosciandosi, mentre in condizioni ottimali si mostrano
gonfie e con i tentacoli ben spiegati. Le specie che colonizzano la
fascia di marea sono a volte strutturate in modo di potersi chiudere il
più possibile, assumendo una caratteristica forma semisferica, così da
poter resistere alcune ore fuori dall'acqua senza disidratarsi
pericolosamente. La maggior parte delle attinie si fissa su rocce o
altri oggetti sommersi, alcune specie si infossano nella sabbia
lasciando sporgere la corolla dei tentacoli. Molti attiniari tropicali
devono le loro delicate colorazioni alla presenza, nel loro interno, di
alghe simbionti Zooxantelle: si tratta di una simbiosi obbligata solo
per le alghe, che infatti non vivono senza il loro ospite, mentre le
attinie, per lo più carnivore, possono farne benissimo a meno. Non è
escluso però che certe specie riescano a nutrirsi delle alghe simbionti
man mano che esse muoiono o che ne utilizzino addirittura i prodotti
del metabolismo: ciò spiegherebbe in parte come alcune attinie
tropicali riescano a sopravvivere in acquario per mesi interi,
apparentemente in condizioni ottime e assumendo pochissimo cibo
dall'esterno. Va però detto a questo riguardo, che molti attiniari
tropicali hanno, in natura, un regime alimentare prettamente microfago
(si nutrono cioè di microorganismi planctonici) e solo occasionalmente
riescono a catturare pesci ed altre prede più consistenti: non è
improbabile perciò che anche in acquario le attinie riescano a trovare
microorganismi utili alla loro alimentazione, sempre presenti in
acquari ben funzionanti ma difficilmente individuabili ad occhio nudo
dall'acquariofilo. Le specie più frequentemente importate e più
facilmente allevabili appartengono ai generi Radianthus e Stoichactis:
entrambi sono noti per la simbiosi con pesci del genere Amphiprion e
Premnas. Aggiungerei che tale simbiosi è facilmente realizzabile in
acquario, e indubbiamente una vasca allestita in tal senso permette di
effettuare delle osservazioni veramente interessanti. A tale proposito
va detto che alcuni studiosi preferiscono parlare di commensalismo più
che di simbiosi, in quanto secondo loro dall'osservazione in acquario
risulterebbe che alcune attinie vivono più a lungo senza i pesci, i
quali sarebbero i soli veri beneficiari dell'associazione, ipotesi
questa che mi trova perfettamente d'accordo.
In acquario
In acquario le attinie citate in precedenza richiedono una intensa
illuminazione e un forte movimento dell'acqua: possono essere nutrite
con artemie e tubifex sia vivi che liofilizzati, lombrichi, pezzetti di
carne cruda e di pesce, polpa di gamberetto, molluschi bivalvi
opportunamente sgusciati. Il cibo dovrebbe essere somministrato
regolarmente, ad intervalli di 3-4 giorni: la digestione di prede non
particolarmente grosse ha termine in genere nel giro di 24 ore, e le
deiezioni, galleggianti, vanno eliminate al più presto perchè,
piuttosto voluminose, si rivelano antiestetiche ed inquinanti.