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Santuario Pelagos
Gare motonautiche e uso illegale di reti derivanti così pericolose per i cetacei: queste le attività umane che avvengono, proprio in questi giorni, nel Santuario dei cetacei.
Tra il 29 giugno e il primo luglio di quest’anno una serie di gare motonautiche ad alta velocità è stata organizzata nelle acque del Santuario Pelagos, con il beneplacito delle autorità competenti. Le gare, che si sono svolte in acque vicine a Piombino, frequentate da tursiopi, sono state autorizzate malgrado la legge 391/2001 faccia esplicito divieto di competizione di barche veloci a motore nelle acque territoriali italiane comprese nell'area del Santuario.
“Se sono proprio coloro che dovrebbero garantire l’osservanza delle leggi a ignorarne le prescrizioni – nota Giuseppe Notarbartolo di Sciara, fondatore e presidente onorario di Tethys, ideatore del Santuario Pelagos, e membro del Comitato italiano di pilotaggio del Santuario – come possiamo aspettarci che le rispettino i comuni cittadini? Proteggere i cetacei in questa grande area protetta rappresenta una sfida difficile ma fortemente stimolante, che dobbiamo affrontare con energia sotto l’impulso della volontà politica espressa dai tre Paesi che hanno voluto il Santuario”.
Come esposto in dettaglio in una corposa pubblicazione su Pelagos[1], pubblicata sulla nota rivista scientifica internazionale Aquatic Conservation, Notarbartolo di Sciara ritiene che perché il Santuario possa adempiere agli scopi per i quali è stato istituito occorra lavorare alacremente con il coinvolgimento di tutte le parti interessate. Pescatori, operatori turistici, compagnie di navigazione, autorità militari, organi di controllo, comunità scientifica e associazioni ambientaliste, tutti devono collaborare all’attuazione delle misure previste dall’Accordo e fare in modo che balene e delfini possano finalmente accorgersi che qualcosa sta cambiando in loro favore.
“Purtroppo – aggiunge Notarbartolo di Sciara – siamo ancora ben lungi da questo risultato. Gare motonautiche a parte, sono ancora attive entro il perimetro del Santuario le famigerate reti spadare. In acque francesi con il nome di “thonailles” e in acque italiane con il nome di “ferrettare”, queste reti sono ancora causa ogni anno di morte per annegamento di cetacei nel mezzo di un Santuario creato per garantirgli un’esistenza il più possibile indisturbata: un vero controsenso”.
Le principali sfide che la gestione del Santuario Pelagos dovrà affrontare senza indugi, secondo Notarbartolo di Sciara, sono di due ordini. Occorrerà in primo luogo creare una struttura gestionale agile ed efficiente, in grado di dialogare con le autorità dei tre Paesi ma con l’autonomia sufficiente ad attuare le misure più urgenti. Allo stesso tempo occorre affrontare e mitigare le minacce poste ai cetacei dalle attività umane nella zona, soprattutto traffico navale, pesca, rumori nocivi prodotti da navi militari e ricerche petrolifere.
Il Santuario Pelagos, istituito da un trattato tra Francia, Italia e Principato di Monaco, è entrato in vigore nel febbraio 2002. Con una superficie di 87.500 km2 è la più grande area marina protetta del Mediterraneo e la prima area protetta al mondo istituita in acque internazionali. È gestita da un Segretariato permanente che a sede a Genova nel Palazzo Ducale.
[1] Notarbartolo di Sciara G., Agardy T., Hyrenbach D., Scovazzi T., Van Klaveren P. 2007. The Pelagos Sanctuary for Mediterranean marine mammals. Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems 17. http://www3.interscience.wiley.com/cgi-bin/jissue/84503925